E’ sempre difficile descriversi, sia a parole che ad immagini. Anche la nostra voce registrata non ci pare nostra.
Descriversi è un arte, un arte che non mi appartiene.
Non mi piace figurare, non ne sento la necessità.
Sono una persona che ha avuto una infanzia fantastica, con degli amici un pochino più anziani di lui e che gli hanno permesso di conoscere cose che, all’epoca, non si sono mai dischiuse ai miei coetanei.
Non ho però mai smesso di frequentare e di vivere il mondo che mi si presentava, frequentando assiduamente i miei contemporanei e gioendo con loro, facendo propri i loro vizi e le loro virtù.
Mi sono sempre però ritagliato una piccola fetta di mondo privato per quello che desideravo fare.
Mi sono diplomato in Flauto Dolce in un conservatorio ad oltre 600 Km da casa non facendo lo studente fuori sede ed anzi frequentando anche l’ateneo più vicino a casa, con scarsi successi, visto che in contemporanea suonavo da professionista.
Non ho voluto fare il militare perché ero certo di avere il diritto di non farlo (ma così non era per l’amministrazione dello stato che mi ha costretto a molte visite mediche fino a finalmente comprendere che avevo ragione e riformarmi ad oltre 26 anni).
Sono andato a studiare ad oltre 250 Km da casa per terminare l’università che avevo iniziato e volevo finire con la convinzione che poi avrei suonato per il resto della mia vita.
Ho però continuato a studiare non accontentandomi di una laurea (per cui devo ringraziare la persona che poi è diventata mia moglie) e mi sono dottorato. A quel punto ho continuato a lavorare per l’università e ho usato la musica come sfogo, scherzosamente dico “per la mia sanità mentale“.
Dopo il diploma in flauto mi sono messo a suonacchiare la viola da gamba, ora la sto studiando seriamente dopo anni di distrattezza.
Ho una figlia splendida che, come suo padre, non ha ancora deciso la sua strada nella vita.